Me lo voglio ricordare così. Come un tramonto rosso contro i vetri di un palazzone di design dopo una giornata primaverile.
Pavoni, oche e laghetti tutto intorno. Gente elegante, impegnata, importante, inserita, esperta, sicura di sé, mediamente stressata, mediamente ricca, mediamente arrivata, un po' bobo. Mi sono mescolata tra di loro, nessuno ha fatto caso a me. Ero una di loro, con i miei tacchi, la mia messinpiega, la mia borsa di lusso e l'aria di avere fretta, di avere un motivo per stare lì.
Sono arrivata dalla parte secondaria, ho chiesto informazioni e nessuno si è stupito che io ci volessi andare. Ho preso un caffé al bar interno, mi sono accomodata sul divanetto, ho chiacchierato di vendite dei periodici e di gestione delle copertine con due affermate manager. Mi hanno chiesto la mia opinione. Mi hanno voluta tra di loro.
Oggi mi sono affacciata nell'altra mia vita. Ho messo la testa tra le porte del treno di sliding doors e poi l'ho tirata indietro. Mi è piaciuta per quell'attimo. Però forse si sta meglio di qua.
Ciao Mazel, me la ricordo la prima volta alla Mondadori: i laghetti, le carpe e la straordinaria architetura del palazzo progettato da Oscar Niemeyer. Mi sentivo la provinciale di Torino con la gonna a pieghe e il cerchietto in testa, ma nella redazione di Marie Claire erano tutte più pallide di me.
RispondiEliminaCassandra
Cassandra, ogni giorno mi convinco sempre di più che forse sono loro a invidiare me. La vita è strana...
RispondiElimina^_^
RispondiEliminaè il suo bello no?!
piacere di aver trovato il tuo blog!