martedì 26 aprile 2011

Mazel vs il suo primo giveaway: il giorno del giudizio

Ci siamo! ecco i risultati del giveaway!
Brava Saetta9! ti scrivo una mail per avere i tuoi dati.
Volevo ringraziare tutti i partecipanti: è stato un periodo intenso, non ho ancora avuto modo di sbirciare nei vostri blog, ma presto riparerò!
-Mazel

giovedì 21 aprile 2011

Mazel vs New York glutenfree

Piccolo post di servizio, per tutti coloro che andranno a New York e avranno bisogno di mangiare gluten free.

Di solito quando viaggio, per mangiare mi aggiusto come posso. In fondo sono celiaca da tutta la vita e so riconoscere a occhio cosa posso mangiare e cosa no; però ultimamente mi sento molto viziata dagli elenchi di ristoranti gluten free, così prima di partire ho incaricato la mia collega la nappi di scaricarmi un elenco di ristoranti gluten free segnalati dalla blogosfera.

Ecco quelli che ho provato.

Il ristorante è in piena Times Square e ci sono andata senza sapere che servivano un menu gluten free separato. Per definirlo, non mi viene in mente nessun'altra parola che "una figata" ed era una delle mete imprescindibili del mio viaggio. E' basato sulla storia del ristorante che avrebbero aperto Forrest Gump e l'amico morto in Vietnam Bubba ed è l'apoteosi dell'attenzione ai dettagli tipica degli americani. 
Ci va una marea di gente, ma sono organizzatissimi. I camerieri sono gentilissimi e ben istruiti su come farti passare una bella serata. Un bellissimo esempio di marketing esperienziale.
Il menu gluten free ti indica quali sono i piatti del menu generico senza glutine. Ovviamente si mangiano prevalentemente gamberi, spesso in stile cajun (una rivelazione per me!), ma c'è anche altro. Un po' caro, ma ne vale la pena.

Vi ricordate il post sulla cena del mio compleanno? Quello del jazz proposto dai miei amici intenditori newyorkesi? Ecco, anche quello aveva un menu senza glutine separato.
Bellissimo posto anche questo, tra l'altro segnalato dalla guida LonelyPlanet. Si tratta di un posto dove servono il barbecue - la cui tecnica ci è stata spiegata dai miei amici in non meno di mezz'ora (ma che si credono? che noi il barbecue non lo facciamo?!)- e dove si assistono a concerti jazz. Anche questo "una figata". Prenoti lo spettacolo su internet (circa 10 dollari a testa); vai lì un po' prima e mangi nello scantinato-teatro. Poi, quando più o meno sei al dolce, inizia lo spettacolo a luci basse. Anche questo un po' più caro della media, ma ho mangiato la miglior carne di tutto il viaggio.

Quest'esperienza mi ha lasciato un po'... come dire... interdetta. Questo era uno dei posti indicati nella lista della nappi ed era indicato come un ottimo posto "per mangiare un cheesburger senza glutine". Così ci sono andata trulla trulla pensando di mangiare un panino. Abbiamo ordinato un cheesburgfer normale e uno senza glutine di dimensione media e ci siamo seduti a uno dei pochi tavolini del locale, pieno di ragazzi, nel pieno dell'East Village.

-Ahah. Guarda sti americani intorno a noi che mangiano pasta piena di formaggio - mi fa lui.

Ahah. Mac ovviamente non stava per McDonald come avevamo inconsciamente pensato, ma per Mac&Cheee, Maccaroni&Cheese. E infatti il nostro cheesburger non era un panino, ma una terrina piena di mac&cheese con dentro un hamburger sbriciolato (tipo ragù). 
In fondo non era male, ma il pensiero di mangiare dei maccheroni senza conoscerne l'origine me li ha fatti andare un p' di traverso. 
Comunque lo consiglio, se vi piace il mac&cheese.

Vicinissimo al Sarita's c'è questa pasticceria dove servono TUTTO senza glutine. E' stata un'esperienza carina, ma i dolci non erano nulla di eccezionale. Ma forse ero ancora oberata di tutto il formaggio di Sarita's.


In ogni caso pare che a NY mangiare gluten free sia di moda, un po' come essere vegeteriani. I miei amici mi hanno spiegato che nei quartieri tipo l'East Village, dove abitano molti alrtisti-intellettuali-fricchettoni, la possibilità di imbattersi in un ristorante gluten free è molto più alta che altrove. 

Devo dire però che non ho assolutamente idea di come vengano certificati i ristoranti che ho indicato, io mi sono fidata delle loro dichiarazioni. Quindi prendete tutto con le molle!

Mazel vs i Giveaway

Eccomi di nuovo a segnalarvi un giveaway libresco: lo trovate qui. C'è tempo fino a domenica!!

martedì 19 aprile 2011

Giveaway Riminder

Ricordo a tutti i miei followers che tra qualche giorno scadrà il mio giveaway! Siete ancora in tempo!

Mazel vs il Parrucchiere Low Cost

Ore 19: Avvistata Mazel con un flacone di shampoo bagnato sul 61.  Canticchia e si specchia nel finestrino dell'autobus.

Antefatto 1 - Giovedì scorso

Tornata al lavoro dopo una settimana di ferie presa di straforo, mettendo alle strette il mio capo, un giorno della scorsa settimana vengo collocata nel suo ufficio. Ecco, adesso mi cazzuolerà per bene, penso. 
E invece no. Sono stata prescelta per andare in trasferta a Bologna, compito ambitissimo da tutto l'ufficio.
- Mmmm. Adesso mi prendo una settimana di ferie e dico al capo che vado in Africa. Magari poi manda a Roma . mi dice la mia cara collega la nappi.
La partenza è fissata per domani.

Antefatto 2 - Sabato scorso.

- Mazeeel, vieni al lavatesta! Ma questo taglio è da sistemare. Oh ma che roba. Guarda che punte.
- Eh lo so, ma volevo farli crescere...
- Ma no ma no. Lascia fare a me.

Esco dal parrucchiere con 20 cm e 5 kg i capelli in meno. A prima vista mi viene da piangere. Sembro la lampadina di Archimede. Poi mi guardo nello specchio retrovisore della macchina, un po' mi piaccio. A casa guardo meglio e mi piaccio un sacco. Quel giusto mix tra anima rock e bon ton.
- Bisogna vedere se riesci a farti la stessa mi piega da sola - mi dice la mia cara collega la nappi - Quand'è che devi andare a Bologna?

Oggi pomeriggio

E così, dovendo andare domani a Bologna, possibilmente non con i capelli a cespuglio di insalata, oggi pomeriggio ho fatto una cosa che volevo fare da un po', ma non ho mai trovato il tempo-la voglia-il coraggio di fare. Sono andata da un parrucchiere cinese.
Avevo letto un po' di cose su internet. Sono bravissimi, ti rovinano i capelli, usano i prodotti l'oréal, riepiono i flaconi con sangue di tigre, sciolgono i loro parenti e ci fanno il balsamo, ci vado sempre ma niente piastra mi raccomando. E ho pensato: machissenefrega, vado a provare. A una condizione: mi porto i miei prodotti. 

Questa mattina mi sono infilata in borsa il mio shampoo Sephora e per strada mi sono inventata un po' di storie da raccontare al cinese per giustificarmi. Tipo: uso solo shampoo senza parabeni, il vostro ce li ha? Il dermatologo mi ha prescritto questo shampoo (see..... della Sephora, quando mai!), sono allergica  ai prodotti l'Oréal, questo è l'unico che sopporto... E via così.
Entro nel negozio pronta a snocciolare queste scuse. Nessuno mi saluta; il tipo alla cassa mi fa segno di sedermi sul divanetto ( e se avessi voluto solo prendere un appuntamento?). Mi guardo intorno: E' un negozietto semplice, abbastanza pulito. Alle pareti, invece dei soliti poster Kérastase, foto di modelle cinesi ben pettinate.
Lo shampista mi fa segno di andare al lavatesta. Io mi aspetto che mi chiami a voce, ma quello si sbraccia sempre più. Non parla una parola di italiano. -Posso usare il mio shampoo? - gli dico. -Sì, vuoi tichetta? 
Mi sta chiedendo se voglio lasciare lì i miei prodotti per la prossima volta. Davanti a me un armadio si shampi fructis lasciati lì dalle altri clienti.
-Balsamo?
Ovviamente non l'ho portato. Non avrei potuto sostenere la balla dei parabeni, col mio shampoo Fructis. - Mmmm, no. Non lo metto mai....

Mi manda alla postazione. Nenache la ragazza che mi pettina parla molto italiano. 
- Lisi? 
- Sì lisci.
- Piastla?
- No no,la piastra no, per carità! Sai...mmm. perdo di volume....
Mi asciuga con la spazzola, tenendo il phon non dal manico ma poco sopra il bocchettone. Ma non si brucia? Forse no, perchè quando non le serve, il phon se lo appoggia sulla spalla, acceso. 
In pochi minuti, ha fatto. Diventa matta per lisciarmi la ciocca davanti. Poveretta, la capisco. Per di più non mi sono neanche fatta mettere il balsamo... 
- Ti plego, qui piastla! - Ma sì che sarà mai. E passamela sta piastra, ma solo lì.
Mi dice qualcosa in cinese. Io sorrido. Poi dice - Oli?
E mo' che è sto oli? Mi mostra un flacone trasparente. Sarà il fissante. - No no grazie! 
Forse vede il terrore da olio di bisnonno cinese nei miei occhi, ma non gliene frega niente. Mi guarda nello specchio e sorride.

6 euro, 10 minuti netti. Ho fatto così in fretta che posso usare il biglietto dell'andata anche per il ritorno. E ho dei capelli più che decenti. Certe volte sono uscita da certi parrucchieri con dei capelli sconvolti, dopo aver speso 23 euro, perchè una spruzzata di lacca te la fanno pagare a parte.

Ma.
Ma voglio davvero contribuire al collasso del sistema imprenditoriale italiano scegliendo un parrucchiere cinese? Dove la mettiamo la concorrenza sleale, la globalizzazione e tutte quelle cose che al lavoro passo il tempo ad analizzare?
Certo che potremmo vedere la cosa i un'altra maniera. In fondo, è come prendere un volo di Ryanair. Solo prodotti core, niente servizi aggiuntivi. Niente chiacchiere dal parrucchiere. Riviste patinate, luci soffuse, maschere all'olio di cocco. Ti faccio la piega e via. Devi andare da Roma a Londra? Niente bagaglio e niente pranzo. Devi andare a Tokyo? Forse la prima classe Alitalia è quello che fa per te. Devi fare una piega al volo? Ti offriamo un servizio veloce e abbastanza buono, a una cifra ridicola. Devi fare il taglio della tua vita perchè sposi il principe William? Vieni da Aldo Coppola e stai serena.

Non lo so. Non lo so se ci tornerò dal parrucchiere cinese. Però oggi sono contenta.

martedì 12 aprile 2011

Mazel vs i 27 anni in 30 ore

E così un giorno, sul treno espresso del metrò, tra Manhattan e il Bronx, ho compiuto 27 anni.

E' stato uno dei compleanni più belli della mia vita, insieme a quello degli 8 anni con la festa in giardino. E anche il più lungo, perché ho deciso di iniziare a festeggiare dalla mezzanotte italiana fino alla mezzanotte successiva col fuso di New York. In preda alle manie di grandezza avevo anche pensato di considerarmi ufficialmente in festa finché nel mondo ci fosse stato un posto il cui calendario segnava ancora il 6 aprile, ma i miei compagni di viaggio non mi hanno dato molta corda.

Fatto sta che per la prima volta ho avuto due "sere del mio compleanno" e ciascuna di queste è stata esaltante. La prima è stata dedicata allo sport. E infatti mi trovavo su quel treno proprio per andare al match di baseball tra gli Yankees e i Minnesota Twins, che ha visto la sconfitta dei nostri paladini acquisiti proprio nell'ultimo inning. Mannaggia. Il baseball, come sport, non è proprio "appassionante", ma con mesi e mesi di studio delle regole sulla Wii Sports, mi sono dimostrata all'altezza di qualsiasi tifoso americano presente, ho esultato nei momenti giusti e spiegato al fantastico trio cosa stava accadendo senza fare figure, suscitando in loro estrema ammirazione. Siamo anche stati inquadrati nel  grande schermo dello stadio, perché i nostri vicini cercavano di attirare l'attenzione ballando YMCA ma la telecamera ha "sbagliato mira". 
E non solo. Abbiamo assistito in diretta a questo fatto qua, che la mia collega nappi ha visto quasi in diretta su repubblica tv e mi ha prontamente inviato sul mio nuovissimo Apple touch (regalo USA da parte del fantastico trio e Marco).

La seconda sera è stata dedicata alla musica, in particolare al jazz. Neanche di questo sono mai stata molto appassionata, ma è stata un'esperienza bellissima. I miei due ganci statunitensi hanno prenotato al Blue Smoke, a quanto pare uno dei più importanti locali jazz a New York, famoso per il suo eccellente barbecue. Siamo scesi nel seminterrato, abbiamo mangiato ottima carne e bevuto mohjito, ascoltando un sassofonista nero con gli occhiali da sole che non ha sbalgiato una nota e ha dedicato ogni canzone a uno dei suoi figli.
Usciti dal locale ci siamo infilati al Buffalo, giusto lì di fronte, e assistito a un concerto country texano, durante il quale le coriste ci hanno deliziato con uno spogliarello mentre saltellavano a suon di musica, rimanendo in stivali da cowboy e copricapezzoli in paillettes.La cosa più kitch che abbia mai visto.