mercoledì 12 ottobre 2011

Miserabile

Il paesaggio scorre veloce fuori dal finestrino e io penso.

Penso che ho trascorso gli ultimi dieci anni facendo sacrifici, prendendo treni, facendo esami, cercando casa, cercando lavoro, spendendo un sacco di soldi in rette universitarie, cercando di sostenere la mia relazione a distanza, ma non trascurando i miei genitori, gli amici, i colleghi e chiunque volesse qualcosa da me. Rimbalzando da una città all'altra senza però soddisfare appieno nessuno, sentendomi continuamente dire "e ma potresti stare di più" e ripartendo ogni volta piena di sensi di colpa.

Penso che ho 27 anni, mi sono laureata in 3+2 a pieni voti, lavoro da 3 e guadagno 500 euro al mese, però almeno faccio il lavoro che volevo fare. ah bè. sono soddisfazioni.

Penso che l'altro giorno ho sentito il discorso di Napolitano che parlava di quelle ragazze morte a Barletta e diceva che era immorale che guadagnassero 3,95 euro all'ora senza contributi.
E mi arrabbio. Mi arrabbio perchè, di euro all'ora, io ne prendo 3,125 e nemmeno a me li pagano i contributi, solo che nel mio caso è legale e si chiama stage e nessuno si sconvolge e scuote la testa in qualche talk show. E almeno, a loro, gli straordinari li pagavano.

Penso che ieri sono stata chiamata nell'ufficio del mio nuovo capo per avere un responso sul mio futuro. E sono entrata con la convinzione di dirgli: caro capo, in questi 6 mesi mi sono sacrificata abbastanza alla causa. O a gennaio mi assumi come si deve o a farmi cazziare in continuazione non ci sto più.
E invece sono rimasta un'ora ad ascoltare discorsi senza senso sui cambi gestionali e sulla congiuntura economica; e alla fine non era neanche più sicuro che riuscissero a tenermi a gennaio e quando mi faranno un contratto a progetto di un anno a 1000 euro dovrò ancora prostrarmi e ringraziare.

Penso che mi hanno appena dato il responso del colloquio che ho fatto lunedì. Negativo. E così non posso nemmeno andarmene sbattendo la porta in una scena plateale.

Penso a Napolitano che dice che guadagnare 3,95 euro all'ora è una condizione miserabile. E penso che miserabile è proprio la parola adatta a me, che quando vado al supermercato con mia madre la guardo mentre compra i cubetti di parmigiano a 6,50 euro a cuor leggero e mi prende un groppo alla gola, pensando che quei pezzettini di formaggio valgono come 2 ore della mia vita e io non me li posso permettere. E mi vergogno.

E poi il treno si ferma. Sono arrivata a casa per il compleanno di mio padre e scopro che non si tratta di una cena in famiglia ma una vera e propria festa. E tutti mi chiedono perchè non c'è il mio ragazzo. E mio padre mi dice che è un po' offeso.
E io penso che oggi, tra lo scoprire che forse non avrò un lavoro a gennaio e  che sicuramente non avrò quello a cui aspiravo lunedì, tra il tentare di tenere a bada la propritaria di casa che vuole sapere se a gennaio rinnovo e il cercare di dribblare i cazziatoni di Sara, mi sono dimenticata i dirglielo. O forse non ho avuto cuore di chiedergli di farsi 400 km in una sera per 50 euro complessivi, pari a 2 mie giornate lavorative.

E allora mi siedo in un angolo e piango. E mio fratello mi racconta la barzelletta dei daini che giocano a nascondaino per tentare di salvare la festa.

1 commento:

  1. Ti abbraccerei se potessi, fai finta che sia così. E' proprio ciò a cui sto pensando in questi giorni: ho appena compiuto 25 anni e quando ero piccola 25 anni sembravano una grande età. Pensavo che avrei già avuto un lavoro stabile, che avrei già realizzato tanti piccoli sogni. E invece niente, sono qui con contrattini di collaborazione occasionale di 500 euro, come te, senza poter versare i contributi. Siamo incastrati in un sistema da cui dubito usciremo mai. Ci siamo laureate nel peggior momento possibile degli anni 2000, e mi viene voglia di prendere la mia valigia, farmi un viaggio e poi bussare alla porta di qualunque casa editrice che me lo pubblichi, anche sfruttandomi, ma che mi prenda in considerazione. Io ai miei sogni non voglio rinunciare, ma vorrei evitare di arrivare a 35 senza un lavoro fisso. Per ora lo sopporto, ma quando vorrò avere figli, come farò?
    Scusa lo sfogo, ma leggere le tue parole mi ha fatto venire quasi il magone, perchè siamo tutti sulla stessa barca, e io voglio scendere...
    un abbraccio
    Silvia

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